Gatare, Rwanda
Atelier di artigianato
Gatare, Rwanda
Bimbi della scuola materna
Gatare, Rwanda
Ora di pranzo alla scuola materna
Gatare, Rwanda
Festa di saluto ai volontari
Gatare, Rwanda
Bimbi della scuola materna
Gatare, Rwanda
Sala di attesa al Centro di Sanità
Gatare, Rwanda
Il Centro di Sanità Rugege
Gatare, Rwanda
L'ambulatorio pediatrico del Centro di Sanità di Sanità
Gatare, Rwanda
In attesa al Centro di Sanità
Nairobi, Kenya
Il dispensario di Kahawa
Nairobi, Kenya
Suore Elisabettine Francescane di Kahawa
Nairobi, Kenya
Lo slum di Mathare Valley
Nairobi,Kenya, Mathare Valley
Suore di Père de Foucauld con mamme e bimbi
Ol Kalou, Kenya
Bimbi della Disabled Children Home
Butare, Rwanda
Ospiti del Centro ADAR
Butare, Rwanda
Ragazzi del Centro Intiganda

LETTERA DI SUOR ELY da KAKUMA

Carissimi amici di Komera Ruanda,

riesco finalmente a raggiungervi, per ringraziarvi del vostro sostegno generoso che continua a raggiungerci. Sono rientrata da Kakuma per qualche giorno e ne approfitto per scrivervi.La situazione a kakuma continua ad essere davvero difficile per tanta della nostra gente. Siamo arrivati a 190.000 registrati ufficiali,.......

 

 ma dal Sud Sudan continuano ad arrivare (anche se non piu' grossi gruppi come all'inizio della guerra civile. Soprattutto donne, bambini e ragazzi, molti dei quali da soli. Anche dal Burundi abbiamo qualche nuovo arrivo, non tanti, perche' la maggior parte si dirige verso il Tanzania, ma abbiamo gia' incontrato diverse nuove persone. E poi il solito afflusso, moderato ma stabile, dal Congo, dalla regione del nord e sud Kivu, a causa delle razzia e violenze dei ribelli e anche a causa dello sfruttamento delle miniere di coltan che porta alla violenta cacciata degli abitanti originali. Quindi la nostra "famiglia" continua ad arricchirsi di nuovi membri!!! Accoglierli, cercare di farsi loro presenti, ascoltare le loro storie, cercare di condividere il loro smarrimento, paura, cercando di orientarli nei primi passi nel campo, crea dei rapporti che cerchiamo di vivere insieme ai nostri gruppi delle comunita' cristiane. Come vi avevamo scritto a gennaio, abbiamo cominciato due classi di prima alfabetizzazione in swahili, per le mamme, in due diverse zone del campo, e nel frattempo Gianna e' partita con una classe di inglese per le mamme somale (ma anche qualcuna di altre regioni si e' inserita). Nella classe di Renata, piu' o meno una trentina di mamme, per la maggiorparte burundesi, e' fedele ogni giorni e pian piano comincia a cimentarsi a leggere frasi un pochino piu' complesse. Invece la mia classe e' composta da una ventina di mamme, per lo piu' congolesi, che davvero non sono mai andate a scuola. Stando con loro, un po' alla volta, mi sto rendendo conto di cosa questo significhi e di come possa influenzare la vita di una persona: vuol dire non saper leggere neppure i numeri, per cui non avere un'idea della propria eta' o del concetto di anno, mese. Non e' possibile usare un telefonino, se non per rispondere... ma senza poter riconoscere chi ti sta chiamando. E se tu vuoi chiamare qualcuno, deve esserci un altro ad aiutarti a trovare il numero. Vuol dire andare all'ospedale col proprio bambino e non poter scrivere il proprio nome, ne' capire le indicazioni che sono scritte sulle varie porte, vuol dire non poter leggere eventuali offerte di lavoro che vengono messe nelle varie bacheche del campo, o se qualcuno te ne parla, non poter scrivere una application per quel posto. Vuol dire non aver mai provato a disegnare nulla e questo significa anche faticare a interpretare disegni, cartine, immagini. Ma queste mamme non vivono ora perse nella campagna, dove tutti hanno piu' o meno lo stesso livello di istruzione. Ma si trovano in un campo, ricco di una miriade di diversita', con persone anche molto istruite, con sfide non piccole, con il confronto con un mondo molto diverso dal loro. Questo a volte fa' sviluppare in loro una certa aggressivita', come forma di difesa, come una corazza, per ... non dover confessare alla gente che incontrano la loro incapacita' di leggere e scrivere. per questo sento una bella possibilita' per loro il fatto che ogni mattina possano studiare... e dovreste vedere l'impegno e la tenacia di alcune di loro!!! In questi giorni a Nairobi ho cercato tanto del materiale che possiamo usare, ma non e' facile trovare testi in swahili per adulti... stiamo cercando di aggiustarci, "costruendoceli' un po' e poi fotocopiandoli. Mi sembra che possa funzionare: mi piacerebbe che potesse osservare il loro volto ogni volta che consegno loro un nuovo foglio: lo trattano come un tesoro, e quando poi riescono a leggere cosa c'e' scritto sopra, diventa doppiamente prezioso!! Come potete ben immaginare, ognuna di loro ha una famiglia numerosa a cui pensare e situazioni non facili; incontrarle a scuola e' sempre per noi l'occasione di conoscerle, per poterle andare a trovare a casa e aiutarle in qualche modo. Vi avevo parlato di Honorine: ci ha lasciato all'inizio del nuovo anno, dopo l'ennesimo crollo. Ma si e' spenta serena, senza soffrire, cosa che temevamo molto, visto che qui non esistono cure palliative. Vi mando una suo foto di qualche tempo fa', mentre studiava nella nostra scuoletta. Abbiamo conosciuto una mamma congolese, Odette, che dopo una gravidanza molto travagliata a causa della sua ipertensione, ha partorito al sesto mese un maschietto, David, di 900 grammi!!! L'hanno portato all'ospedale della missione, dove c'e' un'incubatrice ed ora e' stato dimesso, dopo aver raggiunto 1 kg e 200 grammi! guardare a lui davvero ti fa' vedere l'attaccamento che ognuno di noi ha per la vita, una forza vitale incredibile!!! lui ha anche il dono di una mamma davvero in gamba che si prende cura di lui in un modo davvero esemplare!!! Abbiamo incontrato Omer, in giovane ragazzo burundese, tutsi. E' appena scappato da Bujumbura, era studente all'universita'. Sapeva che, se fosse rimasto, sarebbe stato un ben facile target. L'abbiamo conosciuto al mattino a messa, perche' era molto fedele alla messa feriale del mattino. Dopo poco pero' e' sparito: attraverso vie traverse siamo riuscite a rintracciarlo e l'abbiamo trovato bloccato "a letto" (in realta' non e' un letto, ma un rialzo in terra battuta con una stuoia sopra) nella sua tenda (non e' ancora riuscito a costruirsi una casa). E ci ha raccontato che qualche anno fa' un proiettile l'aveva ferito ad un ginocchio. Era stato operato due volte e sembrava risolto. Ma dopo un certo tempo qui ha cominciato ad avere molto male, fino a rimanere completamente bloccato. Qui non riescono (o non provano) a capirne il motivo e dicono che dovrebbe andare a Nairobi per accertamenti... ma il problema e' che non riesce ad avere i permessi per il viaggio dal medico del campo. E senza di quelli non puo' partire. Ti senti davvero impotente davanti a certe situazioni. Quello che possiamo fare e' cercare di sostenere lui nelle sue necessita' immediate, attraverso il sostegno e l'aiuto di altri cristiani: la costruzione di una casa, assisterlo per preparare il cibo, le varie attivita' giornaliere.... Potrei continuare con tanti altri volti... sara' per la prossima volta! Un abbraccio con riconoscenza ely e sorelle

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